Ogni qualvolta un investitore deve investire i propri risparmi, è solito formulare al suo interlocutore, sempre la solita premessa: “
non voglio rischiare”.
Probabilmente, questa lunga epoca di tassi bassi sulla remunerazione della liquidità, ha finalmente reso consapevole il risparmiatore riguardo alla certezza che non esista alcun alto rendimento che non sia accompagnato ad un altrettanto alto rischio.
Ha finalmente capito che, farsi guidare dagli alti rendimenti passati, nella scelta dei prodotti d’investimento per i propri risparmi, determina disastri e dolorose perdite di denaro.
Questa nuova consapevolezza è estremamente positiva e rappresenta uno dei pilastri dell’approccio consapevole all'investimento, perché, per scegliere fra diversi strumenti finanziari a disposizione, è innanzitutto necessario capire quanto si è disposti a rischiare.
Rimane, però, un forte dubbio: quanto è realmente consapevole l’investitore medio italiano?
Cioè, è consapevole del fatto che
NON ESISTONO STRUMENTI D’INVESTIMENTO PRIVI DI RISCHIO, perché questo rappresenta il costo per far crescere i propri risparmi ?
Prima di cercare di dare qualunque risposta, probabilmente dovremmo porci una primaria domanda: cosa si intende per RISCHIO?
Senza voler essere didattici, da un punto di vista finanziario, esistono quattro tipologie di rischio:
Rischio di mercato (volatilità)
Rischio di perdita, correlato alle fluttuazioni del valore di mercato del portafoglio o del singolo strumento finanziario
Rischio di controparte
Rischio di default di una controparte che non è in grado di rimborsare il credito, che spesso si traduce in una perdita totale.
Rischio di liquidità
Rischio di impossibilità temporanea a vendere un titolo, a causa di vincoli contrattuali posti al momento della sottoscrizione
Rischio default di obiettivo
Il Rischio che quanto si sia accantonato ed investito, risulti a scadenza insufficiente a soddisfare un prestabilito obiettivo, per via di rendimenti non adeguati.
Purtroppo, molto spesso, l’investitore preoccupato dal solo rendimento, trascura il
Rischio di controparte, proprio il più importante, in grado di causare anche perdite pari al 100% delle proprie disponibilità.
Ignora totalmente il
Rischio default di obiettivo, molto pericoloso poiché si manifesta a distanza di tempo, solo nel momento in cui si è giunti a ridosso dell’obiettivo da raggiungere, non lasciando alcuna possibilità di rimedio.
Tutto ciò avviene poiché l’attenzione del risparmiatore è quasi tutta concentrata sul
Rischio di mercato.
Questo ci fa comprendere come, comunemente,
IL RISCHIO VENGA INTESO COME PERDITA DEL PROPRIO DENARO, cioè una vera e propria decurtazione dei propri risparmi, legata al minor valore dell’importo liquidato al momento dello smobilizzo dell’investimento.
Questa equivalenza è certamente frutto delle tante e amare esperienze di tutti coloro che, investendo i propri risparmi, hanno conseguito gravi perdite, non comprendendo le reali motivazioni del danno finanziario patito.
Poco o nulla è stato fatto dagli intermediari per far capire loro quanto sia errata questa credenza; eppure, nelle svariate letture dei prospetti informativi, alle quali è stato sottoposto nel tempo, il risparmiatore si è ritrovato spesso di fronte alla corretta definizione di ciò che comunemente egli intende per RISCHIO: il termine
VOLATILITA'.
Infatti, oltre che la sua struttura, a caratterizzare ogni strumento finanziario è innanzitutto la sua volatilità in un orizzonte temporale, e cioè la sua capacità massima di diminuire od aumentare in un determinato periodo di tempo.
Tanto più alta è la volatilità di uno strumento finanziario, tanto più alta è la probabilità che un investitore possa smobilizzare un investimento ad un valore di mercato più basso rispetto a quello di partenza.
Quindi, ciò che comunemente viene inteso come RISCHIO DI PERDITA, altro non è che
LA POSSIBILITA’ DI LIQUIDARE IL PROPRIO INVESTIMENTO PRIMA DEL SUO NATURALE CICLO DI VITA (orizzonte temporale) AD UN VALORE PIU’ BASSO DI QUELLO ATTESO
In realtà, il nostro miglior alleato nell’investimento dei risparmi, è proprio ciò che più spaventa i risparmiatori: la
VOLATILITA’.
Attraverso la visione delle prossime tre immagini, che descrivono l’andamento, il rendimento e la relativa volatilità negli ultimi 25 anni, di 3 importanti fondi d’investimento (dei quali non farò il nome), si può facilmente comprendere come
LA VOLATILITA’ SIA UNA VALIDISSIMA ALLEATA per il raggiungimento di rendimenti utili a conseguire determinati e fondamentali obiettivi di vita.
GESTIONE OBBLIGAZIONARIA
GESTIONE BILANCIATA
GESTIONE AZIONARIA
Come si evince dai tre grafici, al crescere del rendimento si genera una crescita più che proporzionale della volatilità. Sono cioè, due elementi indissolubili.
Se qualcuno avesse investito 100.000 euro a Gennaio 2007 utilizzando il terzo dei tre strumenti, con l’obiettivo di acquistare una casa a Dicembre del 2008, avrebbe dovuto poi rimandare la sua decisione di smobilizzo, ed attendere Gennaio 2009 per non incorrere in una perdita di circa il - 40%.
Avrebbe però ugualmente sbagliato, chi avesse investito 100.000 euro usando il primo dei tre strumenti, per un obiettivo posto a 25 anni (ad esempio per una rendita ad integrazione del reddito futuro).Il risultato, infatti, sarebbe stato quello di una differenza di minor rendimento pari al 965% ( 1223% - 258% = 965% e cioè a scadenza pari a € 1.223.000 - € 258.000 = 965.00 euro !!!! ) un errore che potrebbe poi aver cambiato completamente il suo destino.
Che scelta fare quindi, per un giusto investimento?
La risposta giusta potrebbe essere in un'altra domanda: perché scegliere tra rendimento e volatilità?
Perché non utilizzare entrambi?
Per convincersi di questo, basterebbe capire qual è il costo, inteso come mancato rendimento, dell’utilizzare strumenti finanziari privi di volatilità per soddisfare obiettivi finanziari di lungo termine o, ciò che è lo stesso, qual è il costo, in termini di gravi perdite in conto capitale, imputabile all’utilizzo di prodotti d’investimento ad alta volatilità, non idonei a conseguire obiettivi posti in orizzonti temporali di breve termine.
Come dosare dunque il RISCHIO ed il RENDIMENTO?
Certamente con un corretto approccio all’investimento, ma soprattutto affidandosi ad un consulente esperto in PIANIFICAZIONE FINANZIARIA, per poter redigere il proprio progetto di vita.
Solo ed esclusivamente attraverso una corretta PIANIFICAZIONE FINANZIARIA, che comporta un’attenta analisi del proprio ciclo di vita e l’individuazione delle proprie uniche e soggettive esigenze, ci si può tutelare dal RISCHIO di smobilizzare investimenti prima che abbiano dato i frutti attesi, o conseguire risultati a scadenza insufficienti
Si potrà così evitare di conseguire perdite in conto capitale e default di obiettivi, che potrebbero mutare il proprio futuro e bruciare risorse utili per il Paese, ormai sempre più incapace di provvedere alla mancanza di autosufficienza dei propri cittadini.