IL PREZZO DELLA FIDUCIA


Quanto è importante il risparmio delle famiglie per lo sviluppo di un Paese? Qual è la risorsa principale per consentire ad una Nazione di reperire fondi per gli investimenti?

La caratteristica dell' Italia è stata negli anni la grande quantità di risparmio accumulato dai suoi cittadini, tanto da renderlo uno dei Paesi più appetibili per le grandi Società di Gestione del risparmio.

Lo stock di ricchezza privata degli italiani è tra i più alti al mondo, ed ha consentito, nei mesi di fibrillazioni dello spread, di riscuotere maggiore fiducia rispetto alle altre nazioni "pigs".

Ma se il differenziale tra i tassi misura la fiducia degli investitori internazionali nei confronti di un Paese, come possiamo invece misurare lo stato di salute della fiducia nelle istituzioni finanziarie da parte dei risparmiatori italiani?

E' importante porsi questo quesito perché, nel Paese con un tasso di risparmio così alto, è fondamentale che gli intermediari deputati a gestire questa importante materia prima, non la sciupino prima ancora che possa trasformarsi in un aumento del reddito disponibile.
Per poter aver contezza del livello di fiducia riposta nel sistema bancario, possiamo utilizzare i numerosi sondaggi che con cadenza annuale ne rilevano lo status. Ci accorgiamo che le istituzioni finanziarie precedono solo la categoria dei politici, e questo la dice lunga sullo stato del malessere:

(fonte: indagine SWG per conto di "Festival della Politica 2013")

Le ripetute crisi ed i continui scandali, uniti ai costi eccessivi e alla poca trasparenza, hanno fatto crollare il tasso di fiducia nelle banche dal 57% del 2008 d al 26% del 2013 (fonte: indagine SWG per conto di "Festival della Politica 2013").

Secondo lo stesso sondaggio, alla domanda "a quale animale paragoneresti una banca?", le percentuali sono state le seguenti:


Non cambia lo scenario se utilizziamo il mondo del WEB, dove infatti secondo il sito www.reputazioneonline.it, il sentiment nei confronti delle banche è il seguente:


Ma quanto costa questa sfiducia in termini di mancate opportunità, in termini di impossibilità a soddisfare importanti obiettivi delle famiglie italiane?

Secondo un'altra indagine condotta da IPSOS Italia ed ACRI, è timidamente in aumento il numero delle famiglie che riesce a risparmiare, dal 28% del 2012 al 29% del 2013, ma nello stesso tempo si è completamente rovesciato il fronte delle abitudini d'investimento. Infatti si è manifestato un crollo dell'impiego nel mattone, dal 70% del 2006 al 29% del 2013, ed un aumento del 23% dei sottoscrittori di libretti di risparmio e conti deposito, con un contestuale calo del 9% degli strumenti d'investimento con durata oltre i 18 mesi.

Alla domanda del perché abbiano mutato le abitudini d'impiego del proprio risparmio, viene fuori che la motivazione è legata al maggior desiderio di sicurezza e certezza di rendimento dei prodotti, dettata principalmente dall'aumentata apprensione per la propria pensione futura ed in generale per il futuro dei figli.

Ma ciò equivale a dire che, a causa della mancanza di fiducia nelle capacità degli intermediari finanziari di gestire il risparmio degli italiani, i risparmiatori utilizzano prodotti inadeguati alla soddisfazione dell'esigenza per la quale vengono accantonati.

Questo approccio al risparmio determina un costo sociale enorme, dovendo ogni risparmiatore rinunciare così alla possibilità, attraverso un'adeguata e maggiore rivalutazione del proprio risparmio, di poter soddisfare altri fabbisogni del ciclo di vita. E viste le notizie di questi giorni, circa lo stato di salute dell'INPS, le conseguenze di questa crisi di fiducia, le vedremo negli anni a venire.

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